unioni-civili-bologna-400x288Di Delia Vaccarello – Che bello, un po ‘ di silenzio. La privacy al centro. Finalmente una scelta fuori dai riflettori. Le due donne che dovevano celebrare mercoledì prossimo 3 agosto la unione civile a Bologna prevedendo il clamore hanno rinviato. Brave. Non se ne poteva più di queste relazioni seguite al microscopio dai media con l’avallo dei protagonisti nella corsa trafelata al riconoscimento. Di questo snocciolare gli anni di unione, di convivenza, e poi i progetti, di questo mostrare sorrisi che a volte avevano anche un po’ il significato di voler dimostrare. Ci amiamo dateci la legge, si amano meritano la legge. Questo bollino dell’amore applicato come una revisione, vi amate potete. Chi lo chiede agli etero che si sposano se si amano? O quanti anni hanno di differenza, o da quanto tempo convivono? Si avvalgono della legge, hanno fatto la loro scelta. Oggi è una scelta anche per le coppie omosessuali. E una scelta non va esibita. Abbiamo conquistato il diritto di scegliere, speriamo. Il non dover caricare di confezioni esterne i nostri comportamenti per fare il modo di essere visibili. Sappiamo che l’invisibilità per anni è stata la condanna. Sappiamo che non mostrandoci finivamo col non esistere. O al massimo venivamo tollerati come orpelli, decorazioni, fugaci presenze che mai dovevano nuocere, a volte vergognose nelle fiction di nostrana produzione (vedi “perfetti sconosciuti”), a volte orgogliose e coraggiose nelle pellicole straniere (vedi il potente e mai troppo politicamente apprezzato film “Pride”, con i gay e le lesbiche capaci di azione politica di ampio respiro, generosa, che si muove per il bene comune e non guardando troppo il proprio ombelico). Diciamolo ancora, non se ne poteva più di queste unioni corteggiate dai media, di questo elencare e vivisezionare, fotografare e mostrarsi. Un valzer che ha tenuto stretti tv, stampa e coppie per tutto il tempo della faticosa e sofferta lotta per le unioni civili che verranno prestissimo celebrate in tutta Italia. A Bologna due donne hanno detto di no.

Le protagoniste della prima unione civile programmata a Bologna per mercoledì prossimo, celebrata dal sindaco Virginio Merola, hanno annullato la cerimonia per questioni di privacy. Le due donne originarie di Castellammare di Stabia (Napoli), destinate a unirsi nella Sala Rossa di palazzo d’Accursio dove da sempre si tengono i matrimoni civili, non hanno gradito, come riferisce il “Corriere di Bologna” – che ieri l’Amministrazione comunale avesse reso noto l’evento, con un comunicato che comunque non riportava i loro nomi. E che tuttavia finiva col mettere un certo can can sul piede di partenza. La pubblicazione di data, ora e luogo disseminava tracce sufficienti per prevedere la presenza dei media, mentre le due donne hanno scelto di rifiutare ogni tipo di clamore.

Il Comune di Bologna ha confermato, con una nota, che «la coppia che aveva manifestato la volontà di unirsi civilmente mercoledì 3 agosto in Sala Rossa ci ha comunicato l’intenzione di rinviare la cerimonia». «Naturalmente – prosegue l’Amministrazione cittadina – il Comune aveva avvisato la coppia che questa prima, importante unione tra persone dello stesso sesso sarebbe stata al centro dell’attenzione mediatica. Evidentemente una comprensibile, ulteriore, riflessione ha indotto le due donne a un ripensamento. Il Comune ha accolto con il massimo rispetto la loro scelta, quando vorranno celebrare la loro unione la Sala Rossa sarà aperta come per come tutte le altre coppie che si sposano a Palazzo d’Accursio».

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Fonte: ANDDOS